venerdì 12 settembre 2008
Chiamatelo pure "giorno perfetto"
La cronaca di una giornata particolare vista nel rincorrersi serrato dei momenti che rendono inevitabile il drammatico epilogo. E sullo sfondo una città frenetica e angosciante.
Anche stavolta Ozpetek non delude!
Un gesto o una parola potrebbero deviare il corso degli eventi, ma non accade e i personaggi sembrano sottostare a un cieco destino superiore che li accomuna e li porta alla tragedia finale.
Una sottile disperazione esistenziale li accomuna tutti: Antonio (con il suo dolore per il matrimonio finito), Emma (che nel "giorno perfetto" perde il lavoro e deve affrontare l'ex marito), l'onorevole Fioravanti (tutto preso dalla campagna elettorale), Maja (che scopre di essere incinta di un uomo che non ama) e Aris (alle prese con una facoltà scelta più per dovere che per passione).
La "storia" di Kevin e Camilla (nel giorno in cui la bimba dà la festa per il suo settimo compleanno) sembra ritagliare uno spazio di serena e inconsapevole felicità (a proposito, quasi esilarante è la scena in cui il bimbo canta "Bruci la città" per l'amichetta). Uno spazio che non potrà comunque resistere alla follia che serpeggia in tutta la narrazione per poi manifestarsi e diventare tragedia a conclusione del "giorno perfetto".
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